Tutte le famiglie vivono la loro routine quasi come fossero delle aziende, metaforicamente parlando. Si devono occupare di un patrimonio, delle rendite, hanno un bilancio da rendicontare. Riassunto in una sola parola, hanno delle spese da affrontare.

Il nucleo familiare deve essere gestito dunque come se si avesse a che fare con un’attività, considerando pro e contro di ogni semplice passo, e valutando la necessità di spendere o meno dei soldi. È in questi quadro a dir poco complesso che si incastra bene il concetto di economia domestica.

Economia domestica è un concetto molto particolare che sta a rappresentare le spese affrontate per la vita di tutti i giorni. All’indomani della crisi economica, gli italiani hanno cambiato il loro modo di far fronte a tali spese. E così pare che ad oggi, si spenda meno per gli alimentari. Forse perché nel frangente sale la spesa per la casa.

Le famiglie giovani, sotto i 35 anni, tirano la cinghia e spendono meno per gli alimentari, ma spendono di più per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa. La generazione moderna è differente, si pone obiettivi nuovi, esigenze diverse rispetto alla generazione precedente. Scrive in ogni minimo dettaglio quello che spende, e considera a 360 gradi l’evenienza o meno del risparmio in certi contesti. Ovviamente in situazioni di lavoro carente e di crisi economica, non si può fare altrimenti.

Il dato dall’Istat

Il dato emerge da un’indagine Istat sui consumi degli italiani nel 2007 che rileva come, la spesa media mensile totale registrata lo scorso anno varia da un minimo di 1.641 euro per famiglie con un solo componente, a un massimo di 3.205 euro per quelle composte da cinque o più persone.

Per i single, in particolare, è l’abitazione ad incidere maggiormente sulla spesa media totale: 34,8% rispetto al 20% delle famiglie con 5 o più componenti. Queste ultime, rispetto ai single, spendono di più per gli alimentari: 21,2% contro il 18,3%.

In generale, la spesa media di una famiglia composta da una sola persona è circa due terzi di quella delle famiglie composte da due componenti.

Più sale l’età più scende la spesa

La spesa scende con l’avanzare dell’età: le famiglie di anziani hanno livelli di spesa decisamente più bassi di quelli delle famiglie con a capo un giovane o un adulto.

I single e le coppie con capo famiglia con più di sessantaquattro anni spendono rispettivamente i due terzi e i tre quarti delle famiglie della stessa tipologia con a capo un giovane.

Le famiglie più giovani, coppie con capo famiglia di età inferiore ai 35 anni, spendono mensilmente 2.762 euro, ma è bassa la quota di spesa destinata agli alimentari e bevande (sotto il 16,0%), mentre è alta la percentuale destinata alle spese per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa.

Un elemento che, spiega l’Istat, vale soprattutto per i giovani che hanno appena acquistato una nuova casa e devono arredarla.

Quanto incide la presenza dei figli?

La presenza dei figli, invece, si traduce in un’alta propensione all’acquisto di abbigliamento e calzature (il 7,9% della spesa totale tra le coppie con due o più figli), in un maggiore bisogno di spostarsi sul territorio (un quinto della spesa totale tra le coppie con tre o più figli vanno ai trasporti) e in una maggiore spesa (intorno al 6,8%) per istruzione e tempo libero.

A spendere di più, se si considera la professione, sono i nuclei familiari con capo famiglia imprenditore o libero professionista che, in media, spende 3.624 euro al mese, il doppio di quanto spende una famiglia con una persona di riferimento disoccupata, casalinga o in altra condizione non professionale