Il paradigma “open” diventa sempre più il centro della trasformazione finanziaria: secondo i dati dello studio realizzato da The European House Ambrosetti, l’81% dei player su 650 attori tra fintech, startup e imprese nazionali e internazionali intervistate, ritiene che le principali evoluzioni del settore siano rappresentate da Open Banking e Open Finance.

Da quando la nuova direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD2), infatti, ha consentito e accelerato l’interazione tra banche e attori esterni, il fenomeno dell’Open Banking è cresciuto in modo esponenziale.

E l’Open Finance?

Questa espressione nasce per sottolineare che i cambiamenti generati da questa nuova direttiva non coinvolgono solo il mondo bancario, ma riguardano l’innovazione finanziaria a 360 gradi. La rivoluzione in atto nel sistema finanziario, infatti, non coinvolge più soltanto il mondo dei pagamenti e dei servizi finanziari ma si spinge oltre, verso nuovi modelli di business come l’Embedded Finance e il Banking-as-a-Service.

Una vera svolta dettata dalla competitività del mercato, in cui si rendono protagonisti nuovi player capaci di sfruttare a vantaggio del business servizi digitali ed un customer service sempre più personalizzato. Il modello di piattaforma aperta in questo scenario diventa allora la chiave per creare valore, un paradigma vincente che sempre più aziende del settore fintech oggi sono in grado di cogliere per la creazione di prodotti e servizi a vantaggio della clientela.

Sono tanti gli esempi virtuosi di società italiane che hanno promosso la cultura dell’open banking, a partire da Credimi, Bene Assicurazioni, Directa.it, Prestiamoci, Reale Group, Crea Assicurazioni.

Credimi, azienda fintech leader dei finanziamenti alle imprese in Europa, per esempio, è stata pioniere fin dall’inizio, favorendo la collaborazione tra banche e fintech con l’obiettivo di liberare liquidità in tempi rapidi alle piccole e medie imprese, attraverso operazioni come quelle con Generali, Banca Sella, Banco Desio, Banca del Piemonte, Banca di Asti, Intesa San Paolo, Deutsche Bank; un nuovo approccio alla finanza digitale per le imprese, semplice, veloce e accessibile, che diviene parte integrante di un ecosistema di piattaforma.

Il futuro dell’Open Finance: embedded finance e banking as a service

Se l’Open Finance ha convogliato intere generazioni di consumatori verso servizi e prodotti smart e accessibili, capaci di ottimizzare la user experience sotto diversi profili, i servizi finanziari hanno dimostrato di essere in grado di mettere sempre più al centro l’individuo, creando esperienze sicure per i clienti grazie alla condivisione di dati aggiornati, a cui partecipano aziende innovative in ambito fintech e insurtech.

Non è un caso che secondo l’indagine di The European House Ambrosetti l’87% delle start up abbia dichiarato di voler integrare prodotti finanziari collaborando con le fintech per creare ecosistemi di innovazione e soluzioni customizzate. Embedded Finance e Banking As a Service stanno diventando infatti paradigmi di riferimento, dando la possibilità a società di qualunque settore di integrare nella propria offerta servizi finanziari.

Dati, API e intelligenza artificiale sono stati gli strumenti decisivi per la creazione di nuove offerte e modelli di business, promuovendo uno sviluppo ecosistemico di ampia portata, grazie al supporto sia di attori pubblici che privati.

La logica di piattaforma consente di espandere le basi dati per integrare soluzioni differenti: attraverso i concetti di interazione, identità e conoscenza, oggi sempre più governati dal digitale, i player dell’ecosistema finanziario sono in grado di sviluppare ulteriormente i modelli Open, conquistando un ruolo di spicco dell’evoluzione della Data Economy.

Una chiara dimostrazione di come l’Open Finance sia oggi il paradigma vincente per affrontare la trasformazione finanziaria e digitale in atto.