Per la maggior parte di chi leggerà questo articolo, ma già dal titolo, gli sembrerà assurdo che qualcuno dimentichi i soldi in un conto o che per più di 10 anni non effettui nemmeno un movimento, eppure il caso di conti dormienti, soprattutto i libretti postali, è un fatto vero e raggiunge cifre esorbitanti.
Per quanto riguarda i conti dormienti che interessano le poste italiane parliamo di cifre da capogiro: 800mila libretti postali per un valore totale di circa 950 milioni di euro. Conti che per più di 10 anni non hanno visto l’ombra di un movimento e che hanno un saldo superiore ai 100 euro.
Sul sito ufficiale delle Poste Italiane è possibile consultare la lista completa dei conti dormienti, oppure direttamente andando in posta o chiamando il loro numero verde si può venire a conoscenza dei libretti intestati e dormienti, nel caso ce ne fossero.
Tutto ciò accade perché le Poste Italiane, a differenze di altri enti, non hanno l’obbligo di avvisare e ricordare ai propri clienti di questi conti fermi da molti anni.
Tutti i soldi che non sono stati riscossi da questi libretti personali dormienti sono diventati di proprietà dello Stato che li mette a disposizione per i risparmiatori danneggiati dai crack finanziari (80%) e il restante 20% alla regolarizzazione dei precari.
Per ADUSBEF saldo da 10 mld
Secondo l’associazione per la tutela dei consumatori nel settore finanziario (ADUSBEF) sono 10 miliardi di euro il totale dei conti dormienti, cioè 500.000 posizioni bancarie.
Tra i libretti dormienti delle poste che secondo l’ADUSBEF sono 700.000 e i 500.000 conti bancari dormienti si arriva ad un totale esagerato di ben 1.200.000 conti. Se a questi dati certi si aggiungono gli assegni non incassati, le polizze assicurative e altri tesoretti giacenti presso altri enti finanziari si raggiuge la somma di 1.500.000 posizioni bancarie per una somma totale in euro di 10 miliardi.
Assegni dormienti
Parliamo ora di assegni dormienti, anche questo caso suscita non poco stupore. Perché diciamocela tutta, chi si dimenticherebbe di incassare un assegno? Ebbene anche le cifre di assegni circolari, bancari o postali dormienti raggiungono totali esagerati.
Stiamo parlando di tutti gli assegni che non sono stati riscossi dai legittimi proprietari entro i 3 anni previsti dalla legge. Se entro i 3 anni dall’emissione dell’assegno i soldi non sono stati incassati dal diretto interessato, sarà lo Stato a prelevare questi soldi e versarli sul suo conto.
Si stima che dal 2010 ad oggi lo Stato ha incassato ben 634 milioni di euro solo dagli assegni dormienti. Valutando però gli anni precedenti la somma totale incassata dallo Stato dagli assegni è di circa 2 miliardi di euro.
Da questo totale esagerato una piccola parte è stata ridata ai legittimi proprietari dell’assegno. No, non si tratta di un errore o di casi eccezionali. All’inizio del paragrafo abbiamo precisato che per legge si hanno 3 anni di tempo per incassare l’assegno, ma il legittimo proprietario ha 10 anni di tempo per richiedere la cifra indicata sull’assegno e rientrare quindi ciò che lo Stato gli ha legittimamente sottratto.
La Corte de Conti che ha pubblicato le cifre di cui vi abbiamo parlato fino ad adesso ha approfondito la questione andando ad analizzare le fonti dalle quali provengono questi assegni dormienti.
Dal 2008 si contano circa 320.346.684 euro provenienti da assegni di polizze non riscossi e 258.358.000 euro da assegni circolari che non sono stati utilizzati per esempio come cauzioni per aste o come garanzie di danni a persone o oggetti.
Infine, ricordiamo che le banche o altri enti finanziari hanno l’obbligo di inviare, entro 180 giorni da quando l’assegno è dichiarato dormiente, di inviare una raccomandata ai diretti interessati per ricordare della presenza di questo assegno.
Ma se dopo anni non trovano un indirizzo al quale recapitare la raccomandata o in caso di decesso, non sono tenuti a inviare nulla, facendo finire così i soldi sul conto dello Stato.