Tra i tratti maggiormente identificativi dei cittadini italiani rientra, certamente, il risparmio, ovvero la capacità di accantonare soldi per garantire un futuro migliore a sé stessi e al proprio nucleo familiare, nonché far fronte a eventuali piccoli imprevisti. Risparmiare, al giorno d’oggi, è diventato certamente più complesso rispetto a qualche anno fa, complice la sensibile perdita del potere d’acquisto del ceto medio e la spirale inflattiva iniziata non appena conclusa la prima fase dell’emergenza sanitaria.
Nonostante ciò, la cultura del risparmio è fortemente radicata nel DNA dei risparmiatori italiani, storicamente avvezzi ad assumere un atteggiamento più da formica che da cicala. La gestione del risparmio, quindi, diventa di fondamentale importanza per vedere rivalutati i propri capitali, in particolar modo in un periodo, come l’attuale, dove l’inflazione morde e i costi sono lievitati in qualsiasi settore.
Prima di investire, è indispensabile aver ben chiari i propri obiettivi e l’arco temporale entro il quale realizzarli
Col passare del tempo, un elevato numero di italiani ha optato per il trading online, cercando di investire individualmente i propri risparmi in un ampio numero di asset. La finanza, d’altro canto, ha cambiato volto significativamente nel corso degli ultimi lustri, complice il grande progresso tecnologico coinciso con l’avvio del nuovo millennio, che ha visto internet rivoluzionare la vita di ogni singolo cittadino a ogni latitudine.
La cultura finanziaria dei cittadini italiani, tuttavia, è tra le più basse dell’intera Unione Europea e richiede, nella maggior parte dei casi, l’ausilio di un professionista del settore. Quando si investe è necessario avere ben chiari i propri obiettivi e l’arco temporale nel quale realizzarli, tenendo ben presente che, di norma, assumersi un rischio basso o nullo implica una rivalutazione modesta o – come avvenuto per oltre dieci anni all’epoca dei “tassi a zero”- addirittura nulli.
E’ importante, inoltre, non concentrarsi esclusivamente sui titoli collocati da un singolo emittente o di un singolo settore, onde evitare di subire importanti cali del proprio portafoglio nel caso in cui quel determinato emittente o comparto affronti un periodo non particolarmente positivo.
A titolo esemplificativo, investire tutti i risparmi nel settore tecnologico (certamente quello più profittevole degli ultimi lustri), esporrebbe al rischio di perdite nel caso in cui, come avvenuto nel passato, viva qualche momento di crisi o forti riduzioni degli utili. La diversificazione, quindi, è quanto mai necessaria al giorno d’oggi, dove tutto muta celermente e gli storni delle Borse, talvolta, possono essere repentini.
Diversificare, un mantra quanto mai opportuno nell’attuale contesto storico
Non è errato, dunque, investire una parte del proprio portafoglio in titoli obbligazionari di emittenti ad alto merito creditizio (investment grade), che offrono un rendimento cedolare costante e la ragionevole certezza di restituire il capitale a scadenza. Anche in questo caso, però, meglio diversificare gli emittenti presenti nel portafoglio, onde evitare – come ad esempio accaduto durante la crisi del debito sovrano italiano – di subire forti penalizzazioni sul valore del portafoglio, che potrebbe tramutarsi in perdite qualora si manifestasse la necessità di dover liquidare i titoli.
La parte obbligazionaria investment grade può potenzialmente rassicurare l’investitore, ma offre un rendimento inferiore rispetto ad altri asset finanziari, in particolar modo nel medio-lungo periodo. Il mercato azionario, ad esempio, offre dei rendimenti storicamente maggiori, anche se implica un’accettazione del rischio indubbiamente maggiore, ancor più ampia qualora si scegliessero singoli titoli e non si volgesse lo sguardo a un paniere di titoli (come nel caso degli ETF o fondi comuni azionari).
Una parte del proprio patrimonio, in una percentuale congrua e consona al proprio profilo di rischio, può essere allocata in questa tipologia di strumenti, accettando inevitabilmente un po’ di volatilità. La scelta dei mercati azionari dev’essere anch’essa diversificata a livello geografico, investendo, perché no, una parte del proprio patrimonio nei mercati afferenti ai paesi in forte rampa di lancio, capaci di registrare un costante aumento del PIL in misura superiore rispetto ai paesi occidentali.
Il mercato di Dubai, ad esempio, è fortemente attrattivo per un vasto numero di investitori, complice la forte crescita economica del paese emiratino e le infrastrutture all’avanguardia di cui dispone. Investire a Dubai, infatti, va ben oltre al mero listino azionario e può riservare, qualora ci si avvalga della consulenza di un professionista che opera in loco, interessanti prospettive di rendimento anche nel settore immobiliare o nell’avvio di una società, grazie a politiche fiscali decisamente più amichevoli rispetto a quelle nostrane.