In questo articolo scopriremo insieme che cos’è la pensione minima, chi può richiederlo e quanti soldi al mese si possono prendere. Gli anni passano e la vita continua a cambiare. Con lei ovviamente muta il costo della quotidianità, per cui le esigenze di entrate mensili sono sempre maggiori. Tuttavia, la questione pensione resta sempre un argomento spinoso. Lo Stato ha previsto che ci sia un aumento pensionistico esclusivamente quando il reddito resta sotto una determinata soglia, e le entrate mensili da sole non bastano ad avere una vita dignitosa. Ma come funziona realmente la pensione minima?

Cos’è la pensione minima

La pensione minima nasce con la legge 638/1983 (nello specifico all’articolo 6) secondo la quale ogni persona merita una viga dignitosa.

Per coloro dunque che dopo anni di lavoro hanno versato i contributi ma da soli non bastano a far sì che la vita sia agiata, l’INPS verserà un assegno integrativo della pensione, così da migliorare la propria condizione economica

I requisiti per la pensione minima

Chi può avere accesso al l’assegno minimo? Il diritto a questa tipologia di pensione aperta a tutti coloro che ricevono una pensione al di sotto delle soglie stabilite ogni anno dall’INPS (ad esempio quelli del 2013 sono diversi da quelli del 2018, a loro volta differenti da quelle del 2019 e così via).

A nulla vale la quantità di contributi versati dal lavoratore (possono essere 5-10-15 e così via) né è importante la quantità di anni che il dipendente ha lavorato. Il solo requisito necessario è essere già titolari di una pensione, che deve essere per l’appunto integrata.

Qualche suggerimento

Purtroppo chi è senza contributi versati, e pertanto non ha diritto alla pensione, non può ambire a quella minima. Tuttavia ha diritto a richiedere l’assegno sociale ( che ad ogni può essere richiesto anche da tutti gli stranieri che fanno stabile residenza in Italia da almeno 10 anni).

Per quel che concerne l’ammontare della pensione, di solito può essere integrata massimo per un valore di 501,89 euro al mese (a dicembre il doppio per la tredicesima). Come vedremo di seguito, l’importo di diritto cambia in base a dei fattori, alcuni dei quali legati allo stato (se sei single meriti un importo, differente nel caso tu sia coniugato.

La pensione minima per i single

Che cosa accade se sei single? L’importo per la pensione è differente. Vediamo i due casi:

  • Misura piena si ha quando l’importo è di 501,89 euro mensili: questo a patto che il reddito annuale non vada oltre i 6.524,57 euro;
  • Misura parziale: in tal caso il reddito deve essere stanziato tra i 6.524,57 e 13.049,14 euro. L’importo che spetta è uguale alla differenza tra 13.049,14€ e il reddito attuale.

I single non possono avere accesso all’assegno qualora il loro reddito annuale sia maggiore di 13.049,14 euro.

Per coloro che prendono circa 200 euro al mese e altri redditi di 11.800 euro annui (con un totale di 12.000 euro) spetta una integrazione che si calcola così: 13.049,14 – 12.000 = 1.049,14 euro che divisi per 13 danno 80,70 euro mensili sulla pensione.

La pensione minima per i coniugati

Per chi invece ha il coniuge, il diritto all’integrazione vale solo se la persona ha superato il cosiddetto “doppio sbarramento”. Più precisamente la somma del reddito personale e quello del coniuge non deve andare oltre l’importo previsto dalla legge. In questo caso:

  • La misura piena è di 501,89 euro mensili quando il massimo reddito è di 6.524,57 euro e quello coniugale non va oltre i 19.573,71 euro;
  • Misura parziale. In tal caso il reddito annuale va tra 6.524,57 e 13.049,14 euro. Viceversa quello coniugale deve rimanere tra 19.573,71 euro e 26.098,28 euro.